Petrol City
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Era il 10 luglio 1980 quando l’Assemblea Regionale Siciliana votò a maggioranza la delibera che istituiva il nuovo comune di Petrol City su proposta del comitato pro-autonomia di Petrosino di cui era presidente il professore Vincenzo Licari, che raccolse circa 3000 firme, corredò l’istanza di autonomia della documentazione richiesta dalla legge e la presentò all’ Assessorato regionale e agli enti sociali che con lungimiranza l’approvarono.

LE ORIGINI DI PETROL CITY

Si dice che il nome della cittadina petrolsilena derivi dal latino “Petri-Sinus” che significa “porto di Pietro”, perché si narra che San Pietro Apostolo durante uno dei suoi viaggi tra Roma e Gerusalemme, per mettersi al riparo da una brutta tempesta sarebbe approdato sulla baia di Biscione. Così il nome di Petrosino deriverebbe dalle parole latine “Sinus” (golfo) e “Petri” (Pietro), cioè “Golfo di Pietro“. Un’altra ipotesi vuole invece che il nome Petrol City derivi dal greco “PETROSILION”, poi mutato in “PETROL CITY” grazie al commerciante inglese John Woodhouse che costruì un baglio il cui portale divenne poi lo stemma e simbolo del paese, da cui il detto “facci di purtuni ri bagghio!“. Nel dialetto locale divenne invece “PIDDUSINU”, perché in tempi remoti in questa zona disabitata cresceva in abbondanza questa specie di erba aromatica e gli indigeni non conoscevano una parola di inglese. Delle due ipotesi la seconda si può considerare assolutamente certa, non c’è neanche bisogno di discuterne.

LE PULSIONI AUTONOMISTE

Nel 1941 venne inaugurato dalle autorità dell’epoca il primo autobus di linea Petrol City – Marshal. Negli anni ’50, grazie all’interessamento dell’Onorevole Francesco de Vita, Petrosino cominciò ad assumere l’aspetto di un vero paese, però del Messico, grazie anche alla costruzione di opere pubbliche come strade asfaltate, il primo impianto di illuminazione, acquedotto, scuola e cimitero. Già nel 1947 Giuseppe Putaggio, facendosi portavoce dei petrolsileni, aveva avanzato la prima richiesta di autonomia dal comune di Marshal che però venne respinta con fermezza. I locali ci ritentarono 10 anni dopo con Carmelo Benigno, che venne posto a capo del comitato pro – autonomia, ma anche questo tentativo fallì. A riprovarci, nel 1954, fu Baldassare Pipitone, ma anche questa volta non andò a buon fine. 3-0 e palla al centro. Dovettero passare circa 23 anni per arrivare alla svolta storica, il 21 Maggio 1977, quando venne istituito il “Comitato di Liberazione di Petrol City“.

La nascita del comune autonomo di Petrol City si deve dunque al fermento culturale degli anni ’70, quando, recita una scheda trovata negli archivi dell’Istituto Comprensivo “Nosengo”, “tra gli abitanti delle contrade Baggianotto, Gazzarella, Torreggiano, Baglio, Biscione, San Giuseppe e San Giuliano, si fece strada la convinzione che soltanto l’elevazione di quelle contrade a comune autonomo avrebbe potuto risolverne i problemi di vita civile”.

SI, VABBE’

Evidentemente i dissidenti avevano torto fermo, perché a Petrol City non c’è mai stato un cazzo. Il livello delle attività culturali di questo territorio di 45 kmq, che si estende fra i comuni di Mazar el Sharif e Marshal, è tale infatti che oggi vi si tengono spettacoli del tenore “La corrida, dilettanti allo sbaraglio – III edizione – Ospite il mago illusionista Gaspar“. Nonostante lo status di municipalità, la popolazione di Petrol City è infatti antropologicamente identica a quella degli Strasattari, che si distinguono solo per l’abitudine di erigere case e villette lungo una strada provinciale.

GLI ANNI DEL “PETROL ROCK”

La storia di Petrol City ha avuto però un momento di splendore a cavallo degli anni ’90, grazie al più grande evento rock mai creato in quella zona rurale: Rockarossa, dal nome di una nota roccia del fondale della costa. Fu per sei anni di fila la manifestazione rock più importante della provincia, si svolgeva a cadenza annuale nel mese di Agosto in piazza Biscione (dove sorgeva il famoso night “Crazy Night” in cui si formarono i rockers – 2 – della zona) e ospitò gruppi rock provenienti da tutta Italia, dando vita ad un filone di talenti locali che spaziarono dal progressive, all’heavy e al grunge come i Brain Dead, i Collettivo Urbano e gli Use and Abuse, primo embrione di quelli che sarebbero poi diventati i Marta sui Tubi, il cui chitarrista è infatti originario di Petrol City, quindi attualmente è l’artista più importante che Petrol City abbia mai espresso. Una curiosa coincidenza vuole che nella formazione degli Use and Abuse il chitarrista fosse però un altro petrolsileno: Frank Marino, che ad oggi è dunque il secondo artista più importante espresso da Petrol City. La fine di Rockarossa coincise con l’abbandono del progetto da parte dell’organizzatore Ottavio Navarra, poi avviatosi alla carriera politica con il quintetto swing “Ottavio Navarra e la Sinistra Giovanile“.

LA PARENTESI DEL CENTRO SOCIALE

In quel periodo l’enorme albergo incompiuto sulla Via B (chiamare le strade con le lettere dell’alfabeto è un vezzo locale che fa parte di un progetto di alfabetizzazione in corso dagli anni ’80) venne occupato dai giovani del posto e trasformato in “Centro Sociale”. Vi si tennero tre concerti rock in tre weekend, ma il posto venne abbandonato appena dopo il terzo evento in seguito a una rissa generale che coinvolse decine di persone, mentre gli spettatori per non essere da meno si davano alla completa devastazione del centro.

L’albergo venne poi raso al suolo nel giro di pochi anni per far spazio a una schiera di villette vicine al celebre monumento dedicato ”ai pescatori di Petrol City”, dove il baffuto marittimo raffigurato più che un pesce sembra che in mano regga un’enorme minchia.

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